I Conquistadores Spagnoli

Nel 1530 un frate chimato Marcos de Niza con il suo servo Arabo fecero un viaggio nelle terre aride del sud-ovest degli attuali Stati Uniti; quelle terre erano abitate degli Zuni. tornato in Messico il frate racconto di aver visto la città di Cibola "la città d'oro"

Nel 1540 il conquistador spagnolo Francisco Vasquez de Coronado parti con 335 soldati. Coronado conquisto il Pueblo di Hawikuh abitato da pacifici Zuni ma non trovo oro.

Le armate spagnole di Coronado massacrarono anche gli indiani Hopi del Pueblo di Walpi, i sopravissuti erano ridoti a fare guide, servi e dovevano essere cattolici.

La spedizione spagnola si spinse fino in Kansas ma face subito marcia indietro perché le nuove terre non avevano oro e gli abitanti si difendevano estremamente.

Nel 1598 la Spagna prese possesso delle terre del sud-ovest.

Il risultato di questa colonizzazione fu che nei confronti della popolazione pueblo si venne a creare nel tempo una doppia forma di vessazione: da un lato la persecuzione religiosa, dall'altro l'oppressione economica.

L'evidenza della persecuzione religiosa è innegabile. I francescani avevano il dichiarato obiettivo di convertire i nativi alla religione cattolica. Essi pertanto cercarono con ogni mezzo di far scomparire tutti i simboli e gli strumenti dell'antica religione, incendiando e distruggendo i kiva e tutti i simboli del complesso cerimoniale religioso dei Pueblo. Inoltre molti capi religiosi vennero imprigionati con l'accusa di stregoneria ed in alcuni casi uccisi. Uno degli episodi più noti avvenne nel 1675, quando l'allora governatore Juan Francisco Treviño nel corso di una campagna contro l'idolatria fece arrestare 47 sacerdoti, che gli Spagnoli chiamavano in modo dispregiativo "stregoni". Quattro di questi furono mandati al patibolo, mentre gli altri furono pubblicamnente fustigati e condannati alla schiavitù. Fra questi vi era anche un leader religioso dei Pueblo di San Juan che successivamente, con il nome di Popé, divenne uno dei capi della rivolta del 1680.

Il perdurare nel tempo di questa situazione di oppressione iniziò a produrre nei primi decenni del 1600 dei tentativi di rivolta. Si trattò dapprima di tentativi isolati, condotti dagli abitanti di un singolo pueblo, che prendevano l'avvio da qualche specifico episodio. Tra il 1623 ed il 1639 vi furono delle ribellioni nei pueblo di Jemez, Zuni e Taos. Nel 1650, durante il governatorato di Hernando de Ugarte y la Concha vi fu una rivolta che coinvolse simultaneamente i pueblo di Isleta, Alameda, San Felipe, Cochiti, Jemez e alcune tribù Apache. Un secondo tentativo di rivolta simultanea, che coinvolse i pueblo Tompiro dell'area di Salinas, avvenne durante il governatorato di Fernando de Villanueva, ma fu scoperto ed il suo ispiratore, un nativo battezzato di nome Esteban Clemente, ucciso. In entrambi i casi l'obbiettivo era quello di dare luogo ad una sollevazione estesa a più pueblo, in pratica le possiamo considerare come delle "prove generali" della successiva rivolta del 1680.

Nel 1675, come detto in precedenza, 47 uomini della medicina Pueblo furono imprigionati con l'accusa di stregoneria. Quattro furono impiccati e gli altri furono fustigati e vennero rilasciati solo dopo che una delegazione di 70 capi Pueblo si recò a Santa Fe dal governatore Treviño minacciando una rappresaglia. Fra gli uomini rilasciati vi era anche uno sciamano e guerriero Tewa di San Juan Pueblo, noto con il nome di Popé. Questi, invece di ritornare a San Juan, si diresse a Taos, nella zona più settentrionale e meno controllata della provincia spagnola, dove incontrò altri capi Pueblo e con loro iniziò a pianificare la rivolta contro gli Spagnoli. Fra i capi Pueblo incontrati c'erano quelli dei principali gruppi della regione: Francisco Ollita e Nicolas Jonva di San Ildefonso, Domingo Naranjo di Santa Clara, Domingo Romero di Tesuque e Alonzo Catiti di Santo Domingo.

Per non insospettire gli Spagnoli gli incontri fra i vari capi Pueblo si svolgevano dopo mezzanotte nella casa del capo della comunità, di solito il giorno della festa del santo patrono di un particolare villaggio. In tal modo i capi Puelo avevano una buona ragione per andare alla festa; il giorno si intrattenevano con gli Spagnoli, mentre la notte si riunivano fra loro, per lasciare la riunione prima del sorgere del sole, e tornare ai loro villaggi di origine.

Il 10 agosto 1680 i Pueblo della provincia spagnola del Nuovo Messico insorsero contro i coloni spagnoli ed i missionari francescani dando luogo ad una delle più significative rivolte della storia del Nuovo Mondo. Alla rivolta parteciparono anche alcune tribù Apache e Navajo, tradizionali rivali dei Pueblo, ma che in questa circostanza si allearono con loro per contrastare gli Spagnoli. Gli unici Pueblo che non parteciparono all'insurrezione furono i Tiwa di Isleta e i Piro per motivi che tuttora non sono stati del tutto chiariti.Nella rivolta perirono circa 400 coloni spagnoli, 21 missionari francescani ed un numero imprecisato di Pueblo.
La rivolta divampò inizialmente nei pueblo della zona settentrionale della valle del Rio Grande, detta del Rio Arriba, dove vennero incendiate diverse chiese ed uccisi alcuni frati a Taos, Picuris e nei pueblo di lingua tewa. I coloni spagnoli superstiti si rifugiarono a Santa Fe, dove risiedeva il governatore spagnolo della provincia Antonio de Otermin.
Memore degli insuccessi dei suoi predecessori, Vargas impiegò il suo primo anno di governatorato a preparare una adeguata forza per la riconquista del Nuovo Messico. Nell'agosto del 1692 Vargas, con circa 200 soldati ed alcuni frati francescani, attraversò il Rio Grande con l'obiettivo di riconquistare il Nuovo Messico. La sua strategia prevedeva una uso dissuasivo della forza militare che doveva servire a convincere i Pueblo ribelli a sottomettersi al regno di Spagna che in cambio offriva loro il perdono. La spedizione ripercorse a ritroso l'itinerario del El Camino Real, seguito 12 anni prima dai profughi spagnoli che fuggirono dalla rivolta. In questo percorso verso nord, che seguiva in gran parte il percorso del Rio Grande, incontrarono diversi Pueblo, nella zona meridionale del territorio, che risultavano disabitati in quanto gli abitanti ne erano fuggiti riparando sulle alture circostanti.

A meta settembre Vargas arrivò a Santa Fe, l'antica capitale del territorio, dove si trovano circa 1000 Pueblo che avevano riadattato le antiche abitazioni spagnole alle loro esigenze. Vargas, dando prova di una buona capacità negoziale in cui dosò abilmente la forza militare e le promesse, riuscì a convincere gli abitanti di Santa Fe a riconoscere la dominazione della Spagna. Il 14 settembre 1692 Vargas con i frati che lo accompagnavano e gli abitanti di Santa Fe eseguirono una cerimonia formale di sottomissione in cui accettavano la corona spagnola e venivano assolti dalle "colpe" commesse.

Nel mese successivo Vargas raggiunse la gran parte dei pueblo del nord del Nuovo Messico, ottenendone la sottomissione. Prima di ripartire per El Paso Vargas visitò anche le popolazioni pueblo di Acoma e le comunità Zuni e Hopi che vivevano a ovest del Rio Grande, così come i pueblo a sud lungo il Rio Grande che erano stati trovati disabitati nel viaggio di arrivo.

Il giorno di pasqua del 1513 il conquistadores spagnolo Ponce de Leon sbarcò in Florida, era in cerca di schiavi da portare nelle Antille. gli spagnoli furono accolti amichevolmente dai Timucua, gli spagnoli torturarono qualche Timucua per costringerli a dire dove si trovava la mitica fontana della giovinezza. i Timucua reagirono e a bordo di cinquanta canoe attaccarono le caravelle spagnole costringendole a fuggire.

Hernando de Soto era un avventuriero di alto rango, che aveva seguito Pizarro nella conquista del Perù e aveva devastato con ferocia città e contrade. sostenuto dalla corona di Spagna de Soto sbarcò in Florida nel 1538.

la sua spedizione fu una delle più sanguinose vicende della storia coloniale spagnola, raccontate in parte da un portoghese noto come "cavaliere di Elvas" 

l'impresa iniziò sotto cattivi auspici. la malaria e la febbre gialla uccisero in pochi giorni più della meta degli indiani; de Soto si presentò ai capi Timucua come figlio del sole e cercò di convincerli a fornigli qualche centinaio di portatori; al loro rifiuto li prese in ostaggio incatenandoli per il collo e facendo frustare o bruciare vivi i più ritotosi. de Soto considerava gli indiani come pagani che dovevano servire come schiavi ma rimase alibito quando vide che alcuni Timucua presero le armi piùtosto che sotttometersi.

fra i tanti capi Timucua c'era Hurrihugua e lui iniziò la guerriglia anti-spagnola: ma i Timucua di Hurrihugua commisero l'errore di accetare lo scontro in campo aperto dove gli spagnoli potevano usare i lancieri a cavallo. i Timucua furono travolti dalla carica e uccisi a centinaia. all'inizio del 1540 la colonna di de Soto raggiunse il territorio degli Apalachee, quest'ultimi erano orgogliosi guerrieri era organizzati e guidati da capi militari.

gli Apalachee bruciarono ogni cosa, si ritiravano nelle foreste e ricomparivano all'improvviso più indomabili di prima. le imboscate logorarono giorno dopo giorno. alla fine di marzo del 1540 gli spagnoli raggiunsero il fiume Savvannah qui de Soto e i suoi uomini furono accolti in un grande villaggio nella South Carolina chiamato dagli spagnoli Cofitachiqui (le genti di Cofitachiqui avevano riti, tradizioni e costumi che richiamavano la civiltà del Mississippi) dove sembrava regnare una principessa di rara bellezza, che diede asilo famelica torma e regalo a de Soto una splendida collana di perle.

il dono scatenò la consueta cupidigia: gli spagnoli rovistarono nelle case, saccheggiarono templi e tombe, rubarono tutto quel che era possibile trasportare, e infine sequestrarono la principessa e il suo seguito come ostaggi.

la marcia di De Soto proseguì attraverso il sudest del Savannah in Alabama, superò i monti Appalachi e attraversò il paese dei Cherokee ma De Soto ordino ai suoi uomini di non molestarli.

nell'ottobre 1540 De Soto penetrò nel territorio di una popolazione indiana chiamata dagli spagnoli Mobile, gli spagnoli assediarono il villaggio Mobile chiamato Mavila; una volta dentro gli spagnoli appiccarono il fuoco alle case di legno e di paglia e incominciarono a sgozzare gli inermi mentre tentavano di fuggire. 

la spedizione nell'aprile 1542 raggiunse il fiume Mississippi chiamato cosi dal popolo Choctaw che significa "padre delle acque" e che De Soto ribattezzò cristianamente "espirito santo" 

De Soto morì di febbre nel maggio 1542. avviliti per la morte del condottiero gli spagnoli decisero di abbandonare l'impresa e di raggiungere il Messico via terra, ma il grande sole capo supremo del popolo Natchez mobilitò circa 1000 guerrieri a bordo di una flotta di oltre cento canoe inflissero gli spagnoli l'ultima devastante sconfitta.

La rovina seminata nella scorreria di De Soto nel sud-est fu terribile: centinaia di villaggi incendiati, le coltivazioni e i raccolti distrutti, migliaglia di persone massacrate, il passaggio delle truppe spagnole lasciò inoltre dietro di sè malattie sconosciute.

sorte anologa toccò a molti regni indiani del sud-est causando un radicale sconvolgimento politico e sociale. solo i Natchez mantennero l'antico assetto monarchico-aristocratico;  altre popolazioni curarono i guasti accorpando regni e villaggi e attenuando le differenze tra nobili e gente comune. nel sud-est si formarono grandi confedrazioni destinate ad avere un grande ruolo nei secoli successivi. 

Questo breve brano e tratto dalle cronache del cavaliere di Elvas che assistete la spedizione di De Soto personalmente:

gli indios venivano razziati senza che di essi vi fosse alcun bisogno. gli schiavi venivano legati a file di centinaia e trascinati finchè non morivano di fatica. dovunque si bruciavano i campi e i villaggi. si rapivano le donne, si torturavano e si mutilavano gli uomini inermi. migliaia i trucidati, gli squartati e gli scorticati vivi. non erano soldati quelli che mi erano accanto ma sanguinari beccai che uccidevano, mutilavano e torturavano senza motivo.